Divieto di licenziamento: perché la proroga non è risolutiva

Con l’entrata in vigore del decreto Sostegni la scadenza del divieto di licenziamento è stato prorogato, prendendo, ragionevolmente , due vie, legate alla disponibilità di ammortizzatori sociali:
Le Aziende che dispongono di ammortizzatori sociali ordinari vedono restare fissa la fine del divieto di licenziamento al 30 giugno.
Per le Aziende autorizzate in deroga alla fruizione di Cassa Integrazione e Assegno Ordinario il divieto si protrarrà almeno fino al 31 ottobre, con possibilità di estensione degli ammortizzatori fino a fine anno.
Il risultato è un effetto scaglionato in funzione della presunta forza delle imprese più strutturate, che potrebbero decidere di contenere i licenziamenti, scommettendo sulla ripresa.
L’esito dipenderà in gran parte dall'evoluzione del piano vaccinale, e da un'eventuale ripresa economica.
E' molto probabile che le imprese più piccole che hanno visto una riduzione dell'attività, utilizzeranno il primogiorno disponibile per effettuare il licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
In tal caso i lavoratori avranno diritto alla NASpI, con un riconoscimento dell'importo pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, ma con un massimale di poco più di 1300 euro mensili.
Tuttavia assomiglierà più ad una emorragia che un esodo di massa, in considerazione che non tutte le imprese avranno esaurito la disponibilità di accesso alla cassa integrazione guadagni per Covid-19, che potrebbe essere sfruttata per rimandare nel tempo la decisione e scrutare il futuro.
Difficile fare previsioni
La risposta attesa alla fine del blocco dipende in gran parte delle prospettive di sviluppo e di crescita economica che si prospetteranno nelle prossime settimane, in relazione all’evoluzione della pandemia.
Anche nel periodo più buio, la richiesta di occupazione non è mai del tutto venuta a mancare, specie in quei settori che hanno visto un incremento durante la chiusura dovuta alla pandemia (vedi le vendite online).
Tutta via le incertezze sono tante ed è utopico pensare che il mercato possa ritrovare l'equilibrio da solo senza alcun aiuto.
In questo senso, non sarebbe illogico destinare i flussi di spesa che ora vengono versati per mantenere la cassa integrazione Covid-19, allo sviluppo di nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi pubblici attraverso un piano che vede la programmatica assunzione di nuovo personale.
Tanto che questa pandemia ha fatto evidenziare un bacino di povertà che prima non era venuto mai fuori e che adesso necessita di trovare una soluzione.